San Giorgio

Poche le notizie certe, confuse le tracce lasciate, diverse e discusse le fonti. San Giorgio credesi nato tra il 250 e il 273 in Cappadocia nella città di Mitilene da padre persiano di nome Geronzio e dalla palestinese Policronia.
Dopo la morte del padre, fervente cristiano che l’aveva allevato nella propria fede, venne portato ancora fanciullo, dalla madre, facoltosa possidente, in Palestina. Qui il giovane venne educato secondo gli usi ed i costumi delle famiglie patrizie ed avviato alla vita militare; ben presto l’Imperatore Diocleziano, che ne ignorava il credo, lo innalzò alla dignità Tribunizia.

Ma Giorgio avvertiva che gli ideali di vita in cui credeva erano in netto e violento contrasto con quelli imposti dalla ferrea legge di Roma; decise quindi di rinunciare a cariche ed onori, di donare tutti i suoi beni ai poveri e di fare pubblica testimonianza della sua fede in Cristo.

Dapprima blandito a recedere, fu infine, vista la sua ferma convinzione, arrestato e messo a morte. Il martirio avvenne il 23 aprile del 303 d.C. e questa data è ritenuta dall’Assemani la più probabile.

Fra i diversi miracoli attribuitigli secondo la “Leggenda Aurea” di Iacopo da Varagine vi è pure quello della conversione di Alessandra, moglie dell’Imperatore, la quale fu poi, per ordine dello stesso, flagellata e messa a morte.
Negli anni a ridosso della morte del Santo il martirio si arricchì di ulteriori episodi la maggior parte dei quali sono solo e soltanto frutto di esasperate fantasie.

Verso il XI secolo incomincia a prendere consistenza la leggenda che più ha dato valore e popolarità alla figura del prode cavaliere, e cioè quella che lo raffigura in lotta vittoriosa con il drago che già sette secoli prima Eusebio di Cesarea identificava come “inimicum generis humani”.

Lo stesso Varagino narra che presso la città di Silene in Libia viveva un famelico drago, al quale gli indigeni, per ammansirlo, offrivano giornalmente due pecore, ma il mostro fattosi più esigente pretendeva delle giovani vite in olocausto. Un giorno la sorte matrigna volle designare, come vittima, l’unica figlia del Re e a nulla valsero promesse e pianti per nsparrniarla.

Mentre la principessa attendeva il compimento del suo triste destino ecco apparire Giorgio che affronta il drago e dopo furibonda lotta lo trafigge con un colpo di lancia.
E’ questa l’iconografia ufficiale da noi ereditata.